Domenica 16 giugno pomeriggio passeggiando per i vicoli di Castelsaraceno incontriamo un'anziana signora che ci chiede di chi siamo parenti. Spieghiamo che veniamo da Rotonda e tra una parola e l'altra ci chiede di indovinare quanti anni ha. Sparo 80 (sapendo di sbagliare) e mi dice prontamente e lucidamente di aggiungerne altri 13. Ci chiede cosa facciamo da queste parti. Alla risposta "siamo venuti per la festa" ci chiede immediatamente "vase portato u fucile pe sparà?" No, il fucile non l'abbiamo portato. Siamo venuti qua per vedere un "last act" della festa dell'albero che a Rotonda non si fa più da decenni. Qui l'albero, di faggio, si chiama "Ndenna" e la cima, di verdeggiante pino, "Gonocchia" o qualcosa di simile.Sulla "Gonocchia" si appendono "i Tacchi", tavolette di legno con iscritto sopra i premi corrispondenti: si va dalla pecora, alla bevuta al bar, al litro di olio per la macchina offerto dal meccanico.
Assistiamo alle fasi dell'innalzamento con un po' di sarcasmo. Quanti " 1, 2 e 3" senza che l'albero faccia un metro. A Rotonda ci sono i Caporali, i loro "Ooooh Forzaaaaaa!" sono più efficaci: sono comandi da rispettare con rigore altrimenti fuori. Sembra che qui manchi un'autorità vera e propria che inciti gli uomini a compiere il lavoro.
Nel frattempo arrivano ad uno ad uno "i cacciatori" con uno o due fucili in mano. Si presentano a chi raccoglie le iscrizioni, pagano la loro offerta che gli da diritto a sparare due soli colpi. I fucili vengono raccolti in un garage ben vigilato dai Carabinieri. Lo sfottò ai cacciatori o tra i cacciatori è forse il "tiro al bersaglio" che diverte di più.
Conosco così Zio Domenico di Sarconi, un non troppo anziano signore che non manca alla festa da trenta anni. Si chiacchiera un po', ci scambiamo gli indirizzi e m'invita ad andare a mangiare i Fagioli di Sarconi e io ovviamente lo invito a venire a mangiare i Fagioli di Rotonda. Altro che sparatorie sai che bombardamenti!
Nel frattempo la "Ndenna" è in piedi. Si fa la conta per stabilire il turno di sparo. Il primo però è per tradizione il Sindaco (che sembra non abbia mai sparato in vita sua) il secondo è il "cacciatore" più anziano, che viene sostenuto a braccia dai vigili che assistono ogni sparatore nella ricarica del fucile.
Così cominciano gli spari. Per la verità non è che abbiano grande successo. Qualche "tacco" viene preso e cade, qualche ramo della cima scende giù con o senza "Tacchi".
Un tempo pare che sulla "Gonocchia" si appendessero direttamente i premi "dal vivo". Finché si trattava di un prosciutto o di un formaggio andava bene. Ma quando si trattava di polli e capretti? Spruzzi sanguinolenti bagnavano la piazza in uno spettacolo cruento e orrido. Per fortuna o che peccato a seconda dei punti di vista adesso non si fa più.
I cori di sfottò accompagnano gli spari uno per uno.
Immediatamente dopo che l'ultimo sparo echeggia nell'aria, alcuni giovani ragazzi corrono verso la "Ndenna" e cominciano l'arrampicata, prima uno e poi l'altro per sostenerlo. Se arriva su, i premi non presi dai cacciatori saranno i loro. Ci riescono mentre tutti col naso all'in su incitano o trattengono il respiro.
Le tradizioni vanno e vengono. Sono come l'influenza. Forse un giorno smetteranno di sparare a Castelsaraceno e ricominceranno a Rotonda. La tradizione di sparare per motivi "tecnologici" è nata sicuramente successivamente al rito dell'albero. Forse è solo una "innovazione" dell'ultimo secolo. Forse era il contrario di quanto avviene oggi. Si sparavano i premi quando non venivano presi dai salitori. Era la vittoria di un mezzo tecnologico sulla nuda forza dell'uomo.
Pensare alla "reintroduzione" di questa tradizione a Rotonda mi lascia il dubbio che non si debba fare. Lo "sparare" potrebbe essere stato solo un evento temporaneo in un contesto che ha radici molto più antiche. Forse ci dispiacerebbe troppo sforacchiare di piombo la chioma della nostra "Rocca", dopo quattro giorni di fatica per portarla in paese bella e verde profumante di Pollino.
A dimenticavo… Castelsaraceno e il suo paesaggio sono belli e anche qui la gente è cordiale e simpatica: in Lucania non ci si sbaglia mai!
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