Zio Peppe è l'esemplare di Pino Loricato della Grande Porta del Pollino purtroppo incendiato da terroristi nel 1993.
Zio Peppe non va confuso con il Patriarca, vivo e vegeto sul Monte Pollino, nè tanto meno con Italus l'esemplare di recente conosciuto per la sua veneranda età di circa 1300 anni. La sagoma di Zio Peppe ha dato origine al logo del parco e numerose imitazioni.
Zio Peppe nel 1984 |
La prima volta che sentii parlare di Parchi Nazionali avevo forse 9 anni e non sapevo neanche cosa fosse un pino loricato. Fu solo in prima media che ebbi un
docente "illuminato" (Professor Enzo Fittipaldi) che mi parlò per la
prima volta di Pollino, di Parco Nazionale e della "eccezionalità" del Pino Loricato.
Negli
anni successivi tutto quel poco che si sapeva del Pino Loricato era
contenuto in pochi articoli su poche riviste specializzate di Natura e
delle associazioni ambientaliste.
Mi
guardavo e riguardavo le poche cartoline che ritraevano i paesaggi del
Pollino con qualche Pino Loricato, in particolare quelle stampate dal
mitico Rocco Paolino.
Cartolina di Rocco Paolino |
Ricordo la mia prima volta al
Belvedere del Malvento accompagnato dagli agenti del CFS di Rotonda,
Armani e Sabia, che mi spiegarono per primi che quel
rimboschimento a Piano Ruggio era fatto con Pini Loricati e Pini Neri.
Con Maurizio Colaiacovo |
Delle incursioni in montagna ricordo quelle con Maurizio Colaiacovo. Giornate intere passate senza incontrare anima viva fatta eccezione di un pastore e qualche Boy Scout.
Ma finalmente nel 1983 sono salito per la prima volta con gli amici Forte Mario e Giuseppe La Gamma alla Grande Porta del Pollino e incontrai Zio Peppe, credo che già allora cominciassero a chiamarlo così... del resto come altro avremmo potuto chiamarlo?
Io e Salvatore sul ramo secco di Zio Peppe |
Ricordo bene invece quando nel 1984 invece feci finalmente tutte le vette sopra i 2000 metri insieme a Raffaele Fittipaldi, Paolo Cerbino, Salvatore Lauria detto "u Marceddro" e Zio Raffaele De Cunto (io 40 anni più giovane di lui, classe 1927. Zio Raffaele mi sorprese quando scoprii dalle sue parole che frequentava le cime del Pollino per il solo piacere di andarci e ricordo anche che ci rimproverò quando salimmo sul ramo secco di Zio Peppe. Sensibilità oggi sconosciute a molti frequentatori della montagna.
Fino ai primi anni '80 era veramente difficile trovare "appassionati" di escursionismo
Purtroppo nel 1993 qualcuno decise che Zio Peppe doveva morire. Era già diventato un simbolo. Non solo del Pollino, della Basilicata ma di tutte le risorse naturali e delle biodiversità italiane che bisognava proteggere: Orso Marsicano, Abete dei Nebrodi, Camoscio d'Abruzzo, Cervo Sardo, Stambecco. Il Pino Loricato, assolutamente sconosciuto alla maggioranza degli italiani racchiudeva in se qualcosa di "nuovo" che colpiva, che incuriosiva anche la persona meno sensibile alla natura.
Così colpendo Zio Peppe si colpiva l'Italia che desiderava che si mettesse fine alla distruzione ambientale. Si colpiva l'ambientalismo e si colpiva il tentativo di mettere su un sistema di aree protette che implementasse un modo nuovo di approcciarsi allo sfruttamento delle risorse naturali.
Così colpendo Zio Peppe si colpiva l'Italia che desiderava che si mettesse fine alla distruzione ambientale. Si colpiva l'ambientalismo e si colpiva il tentativo di mettere su un sistema di aree protette che implementasse un modo nuovo di approcciarsi allo sfruttamento delle risorse naturali.
Purtroppo Zio Peppe così come tutti gli altri Patriarchi del Pollino nonostante ormai trentennale istituzione del Parco sono sempre stati lasciati alla mercè di visitatori poco educati senza nessuna sorveglianza diretta di volontari, associazioni, amici, organizzate e coordinate dall'Ente Parco.
La prova di quanto dico e nel vedere lo scheletro di Zio Peppe, e tanti altri pini secchi usati miseramente per fare fuochi (volete mettere fare il caffè, scaldarsi, arrostire la salsiccia con Zio Peppe?!) proprio da quella gente che dice di "amare la montagna". Ma c'è chi non capisce che i Pini Loricati mantengono il loro fascino anche oltre un secolo dalla morte e quindi meritano rispetto.
E' questa è una grande delusione per chi come me ha amato questi alberi da quando vide la prima cartolina di Rocco Paolino.
Grazie!
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