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9 gen 2020

Cercatori di alberi: Old Tjikko

Old Tjikko è un abete Rosso che vive in Svezia a cui è stata attribuita l'età di circa 9500 anni. Ne parliamo con la professoressa Laura Parducci che ha avuto l’onore di “conoscere” e studiare personalmente Old Tjikko.
Old Tjikko


Giuseppe Cosenza: Ci siamo conosciuti quando studiavi Scienze Agrarie a Perugia. Da allora hai fatto ricerca e insegnato per più di venti anni all’Università di Uppsala in Svezia e da poco sei ritornata a lavorare in Italia alla Sapienza di Roma. Come sei arrivata a Uppsala?

Laura Parducci: Dopo essermi laureata e dopo un breve periodo di ricerca al CNR mi sono trasferita al nord della Svezia, a Umeå, per fare un dottorato in genetica forestale. In Italia avevo ottenuto una borsa di studio all’istituto di ricerca del CNR e dopo alcuni mesi di collaborazione con un ricercatore svedese, mi sono trasferita In Svezia per iniziare il dottorato. Successivamente ho ottenuto un posto da ricercatore all’Universitá di Uppsala e qui mi sono poi fermata per molti anni a fare ricerca e insegnare.

GC: Di che tipo di ricerche ti occupi?

LP: Aiuto i paleoecologi a ricostruire la vegetazione nel passato (gli ultimi 10-100 mila anni) con l’aiuto di tecniche molecolari. Estraiamo il DNA da sedimenti estratti dal fondo dei laghi e cerchiamo di capire quali specie vegetali erano presenti nel passato attorno al lago. Spesso individuiamo specie che i paleoecologi non sono in grado di rilevare morfologicamente perché mancano i resti fossili ma il DNA presente nei sedimenti lo si può estrarre e analizzare anche quando i fossili non ci sono.
Professoressa Laura Parducci diurante una campagna di ricerca

GC: Ma in un sedimento si trova materiale genetico alla rinfusa non separato l’uno dall’altro dalle strutture cellulari degli organismi viventi. Come si fa a risalire a chi appartiene?

LP: Si estrae il cosiddetto DNA ambientale (environmental DNA) che è un misto di DNA appartenente a molte specie diverse. Questo DNA è anche antico e quindi è presente in quantitá molto minute, è frammentato e danneggiato. Nonostante ciò esistono tecniche che permettono di leggere (sequenziare) anche il DNA di questo tipo. Queste nuove tecniche di sequenziamento richiedono la lettura di frammenti molto piccoli di DNA e per questo il DNA antico può essere letto anche se frammentato. Dopo la lettura, il DNA antico viene confrontato con quello di organismi noti ed ancora viventi presenti in diversi database disponibili in rete.

GC: Trovate anche DNA di specie estinte? Cosa fate in questo caso?

LP: In questo caso è più complicato, ma si può sempre provare a fare un confronto con le specie viventi geneticamente piú vicine a quella ritrovata. In ogni caso, i casi i lavori di estrazione del DNA, sequenziamento e analisi del DNA sono molto complessi e richiedono personale molto esperto.

GC: Hai fatto delle attività di ricerca anche in Basilicata, ai Laghi di Monticchio, sul Vulture. Di cosa si tratta?

LP: Si, attualmente stiamo lavorando al Lago Grande di Monticchio insieme ad un gruppo di ricercatori tedeschi che hanno estratto nel 2016 nuove carote di sedimento dal fondo di questo lago. Il Lago Grande di Monticchio è stato molto studiato nel passato da ricercatori sia italiani che internazionali perché i suoi sedimenti sono molto antichi ed intatti e coprono un periodo di tempo molto lungo: l'ultimo periodo glaciale e addirittura quello precedente l’(interglaciale) fino a circa 130 mila anni fa. Anche in questo caso vogliamo estrarre il DNA dai sedimenti e vedere se siamo in grado di individuare nuove specie vegetali e animali rispetto a quelle giá identificate dai paleoecologi.


GC: Questi studi consentono non solo di conoscere come è cambiata la vegetazione nel passato, ma anche di capire quale fosse allora il clima e correlare queste informazioni con le variazioni climatiche naturali. Ma con questo tipo di ricerche si può capire meglio la natura del cambiamento climatico del periodo cosiddetto “Antropocene” cioè quello in cui i cambiamenti climatici sono stati causati anche dall’uomo?

LP: Si. Quando si capisce bene cosa è accaduto nel passato si può prevedere meglio cosa accadrá nel futuro. Il paragone ovviamente non è mai diretto e semplice,  ma osservando cosa è successo nel passato possiamo immaginare meglio quali saranno le risposte di tutti gli organismi ai cambiamenti climatici futuri.

GC: Ti sei occupata anche di Old Tjikko, un abete rosso (Picea abies (L.) H.Karst., 1881) di appena 5 metri di altezza che pare abbia 9500 anni. Raccontaci cosa stai facendo.
Ricercatori in attività
LP: Old Tjikko si trova sui monti della Svezia centrale, in una regione chiamata Dalarna. È considerato uno degli alberi più vecchi del mondo, ma in realtá l’albero che noi vediamo oggi ha poco più di 100 anni. Il suo apparato radicale invece è molto antico e questo lo sappiamo perché i paleoecologi hanno trovato sotto le sue radici coni fossili di abete che risalgono appunto a 9500 anni fa.

GC: La sua età è stata determinata con la tecnica del carbonio 14, la stessa utilizzata per determinare l’età di Italus, il Pino Loricato di 1230 del Pollino. Ma come può essere possibile che queste radici abbiano vissuto tanto a lungo?

LP: L’abete rosso ha la capacitá di riprodursi vegetativamente cioè senza il bisogno di produrre polline e semi. In tal modo dalla stessa radice possono nascere nel tempo, uno vicino all’altro, tanti alberi diversi ma geneticamente identici. In zone fredde e nevose accade spesso che gli abeti si riproducono in questa maniera, perché in inverno, quando i rami bassi vengono ricoperti di neve e vengono a contatto con il terreno, radicano ed emettono poi nuovi individui a poca distanza dall’albero madre. Le radici di Old Tjikko sono dunque molto antiche (almeno 9500 anni) e i piccoli alberi che spuntano fuori sotto l’albero principale hanno tutti età diversa. Le sue radici sono sopravvissute per migliaia di anni e inizialmente anche in condizioni climatiche molto avverse (alla fine dell’era glaciale). Mano a mano che il clima è tornato favorevole ha emesso nuovi rami che poi sono diventati veri e propri alberi; Old Tjikko è proprio uno di questi alberi. Nella Svezia centrale, sulla stessa catena montuosa dove si trova Old Tjikko, esistono moltissimi altri gruppi di abeti con la stessa storia di Tjikko.

GC: Ma è corretto dire che è l’albero più vecchio d’Europa?

LP: Si tratta di capire come definiamo un albero, e cioè se con questo termine intendiamo solo la parte che vediamo uscire dalla terra o anche (o solo) le radici. Il primo Tjikko nacque da un seme circa  9500 anni fa e da allora le sue radici hanno emesso tanti nuovi alberi. Old Tjikko è l’ultimo albero prodotto da questo sistema radicale ed è quello che vediamo noi oggi. Le radici sono probabilmente rimaste quiescenti quando il clima era avverso e hanno poi emesso nuovi germogli ogni volta che il clima lo permetteva.

GC: Quindi in questo lungo lasso di tempo è probabile che per lunghi periodi le radici di Old Tjikko siano state sepolte da molta neve e ghiaccio, “dormendo sotto la neve” per molte estati, ma si può dire che l’albero che vediamo oggi è ancora  collegato con un “cordone ombelicale” ai tessuti radicali originali di 9500 anni fa.

LP: Esattamente. E l’albero che vediamo oggi è uno dei tanti nati nell’arco di 9500 anni ed è ancora collegato alla radice iniziale del primo Tjikko. Geneticamente è dunque identico all’albero iniziale.
Parco Nazionale Fulufjället

GC: Old Tjikko si trova in una zona protetta del Parco Nazionale di Fulufjället a più di 500 km da Stoccolma. Secondo te vale la pena fare tutta questa strada per vederlo e vedere il paesaggio circostante?

LP: Secondo me si, anche se credo si possa rimanere stupefatti nel trovare un comune albero come tanti altri, e anche abbastanza piccolo. Il viaggio vale la pena farlo soprattutto perché il paesaggio delle foreste boreali è davvero molto bello e ci sono tantissimi altri abeti da ammirare che hanno probabilmente etá simili a Tjikko. Per vederli peró,  bisogno avere buone scarpe per camminare ed andare in giro a cercarli. Noi lo abbiamo fatto da poco e abbiamo collezionato materiale da almeno cinquanta esemplari clonali, compreso ovviamente Old Tjikko.

GC: Tu sei stata in Basilicata e quindi un pò  la conosci. Considerando la bellezza dei paesaggi scandinavi secondo te per quali motivi uno svedese, Matera a parte, dovrebbe visitare la Basilicata o il Pollino?

LP: Perché gli svedesi amano la natura e hanno un gran rispetto per essa. Il paesaggio lucano è molto diverso da quello della Svezia. In Basilicata la natura prevale e la flora è abbondante e molto rigogliosa. In alcune zone la differenza con la Svezia è molto forte e credo che uno svedese ne rimarrebbe incantato.

GC: Quindi nonostante il primato di Old Tjikko e la bellezza dei paesaggi scandinavi, i paesaggi della Basilicata e del Pollino con i nostri Pini loricati “appena” millenari possono sperare di essere maggiormente frequentati da appassionati di natura a prescindere dai record delle vette, dell’età degli alberi, dalla possibilità di avvistare animali e dai km percorsi.

LP: Direi certamente di si. La Basilicata è una terra bellissima che offre non solo una natura spettacolare ma anche molta cultura. I pini secolari sono qualcosa di davvero incredibile ai miei occhi e direi anche più belli di Old Tjikko. Immaginare poi le vicende storiche a cui hanno assistito é qualcosa di davvero unico.

GC: Quindi ci vediamo presto sotto un Pino Loricato millenario… Old Tjikko può aspettare!


 Per approfondire
 
Old Tjikko ha preso il nome da un cane, compagno di passeggiate, di Lisa Öberg, guida e fotografa, che frequenta e accompagna turisti in quell’area. Se volete contattarla questo è la sua pagina facebook e questo il suo sito www.lisaoberg.se

Il sito della Professoressa Laura Parducci 

Per quanto riguarda il Pino Loricato sapete dove trovarli e a chi chiedere 


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