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15 feb 2003

Le Timpe di Pietrasasso e delle Murge

La magica e arcaica atmosfera di un paesaggio indimenticabile e dimenticato
 
 


La Geologia
L'area del Massiccio del Pollino, che comprende Timpa delle Murge, Timpa di Pietrasasso e Monte Tumbarino rappresenta una unicità geologica nell'Appennino centro-meridionale. Le particolari rocce scure, che si differenziano anche morfologicamente rispetto a quelle circostanti (spiccano nel paesaggio grazie anche alla loro minore erodibilità), sono chiamate, dalla letteratura geologica classica, Ofioliti (dal greco òphis=serpente + Lìthos=pietra, per il tipico colore verde scuro lucido). Il termine è poi divenuto più ampio, comprendendo in effetti tutte le rocce risalenti a uno stesso ambiente genetico, quello del fondo oceanico, che, come si può osservare proprio in quest'area, hanno colori differenti e vivaci, tendenti al rosso ruggine. Attualmente gli stessi materiali si ritrovano al di sotto dei grandi oceani e, più vicino a noi, nel Tirreno (nei pressi dell'arco vulcanico delle isole Eolie), dove si sta formando crosta oceanica, genericamente più sottile e di composizione diversa (più basica) di quella che si ritrova al di sotto dei continenti.
Le più affascinanti, in questa sequenza di rocce, sono sicuramente le Pillow Lavas, un termine che in inglese significa lave a cuscino, la cui forma rotondeggiante è una testimonianza del rapido raffreddamento avvenuto in corrispondenza della loro fuoriuscita da fessure sul fondo oceanico. La veloce solidificazione del magma fuso ha prodotto sulla superficie dei pillows delle zone con struttura vetrosa, amorfa (disordinata, non cristallina) e tipicamente "raggiata" verso l'interno, caratteristiche forse più difficili da osservare a occhio nudo.
Appare dunque chiara a questo punto l'interpretazione che è stata data per la genesi delle rocce che affiorano in questa zona: dei lembi dell'originaria Tetide giurassica, cioè un oceano che si è aperto circa 180 milioni di anni fa dove adesso c'è il Mediterraneo. Questi frammenti sono poi stati risollevati e trasportati dagli stessi movimenti tettonici che hanno portato alla formazione dell'Appennino.

 
La Vegetazione
Quest'area rappresenta una rottura sulla continuità geologica dell'Appennino Lucano, che si riflette sulla composizione del suolo e di conseguenza sulla composizione delle associazioni vegetazionali insediate.
Probabilmente un tempo doveva essere molto più estesa la copertura con boschi di Cerro (Quercus cerris) evidentemente alterato dall'attività antropica, mentre attualmente l'elemento vegetazionale più importante è l'abbondante presenza di Agrifoglio (Ilex aquifolium) con numerosi esemplari secolari che superano i 5 metri di altezza.
Questa pianta rappresenta un relitto dell'Era Terziaria e insieme al Tasso (Taxus baccata) costituiva in quell'epoca folte foreste sempreverdi che sono state decimate dalle glaciazioni e rimpiazzate successivamente dall'invasione di specie più "moderne" come il Faggio e le diverse specie di querce. Questa fascia vegetazionale particolare è stata classificata come "Colchica" dall'antico nome del Caucaso dove la vegetazione presenta ancora oggi caratteristiche analoghe. In Italia la si può ritrovare in Sicilia sulle Madonie per motivi pedoclimatici e in Sardegna a causa anche dell'isolamento geografico che non ha permesso l'insediamento del Faggio.
 
L'agrifoglio si presenta generalmente come un arbusto sempreverde ma può raggiungere anche i 15 metri di altezza. Presenta foglie di consistenza coriacea, sempreverde e generalmente pungenti in corrispondenza del termine della nervatura. Nelle giovani piante le foglie dei rami prossimi al terreno sono pungenti, mentre a mano a mano che si allontanano dal terreno, le foglie "ingentiliscono" riducendo il numero di spine, o mancando del tutto. Si tratta di una forma di risparmio energetico: non essendoci animali capaci di brucare le foglie più alte la specie ha evoluto questo particolare tipo di adattamento. Si tratta di una forma "primitiva" di difesa adatta a quelle specie che hanno scarsa capacità riproduttiva a causa di fattori ambientali o biologici.
L'agrifoglio è una pianta dioica, cioè esistono piante maschili e femminili. I fiori portano 4 petali bianchi: quelli maschili portano solo stami e quelle femminili solo il pistillo. Di conseguenza solo gli esemplari femminili producono bacche di intenso colore rosso.
Quest'ultima caratteristica rappresenta una vera maledizione per questa importante specie: nel periodo natalizio insieme al vischio e al pungitopo è oggetto di una intensa raccolta che deturpa notevolmente le piante e ne riduce la capacità riproduttiva.
Altri due elementi di disturbo per questa specie sono il pascolo caprino (che non si ferma davanti alle spine) e i rimboschimenti con piante alloctone. Proprio tra Timpa di Pietrasasso e Timpa delle Murge vaste aree sono state rimboschite a Pino nero (Pinus nigra) ed altre specie che sottraggono spazio vitale all'agrifoglio. Se in passato si fossero invece praticati rimboschimenti di agrifoglio, oltre a mantenere integro il paesaggio, oggi si potrebbero utilizzare e commercializzare rametti natalizi, debitamente controllati e certificati, provenienti dai boschi artificiali.
Interessante è anche la particolare copertura lichenica delle rocce ed la cotica erbacea che uno studio approfondito potrebbe scoprire certamente qualche endemismo e/o svelare collegamenti fitogeografici interessanti.
 
Il Paesaggio
Si tratta di un paesaggio permeato da una atmosfera di arcana magia: l'ariosità dell'ambiente, la particolare conformazione del dicco di Timpa di Pietrassasso, i colori delle rocce laviche, le formazioni rocciose a cuscino, la vegetazione, il passaggio di numerose specie di rapaci durante le migrazioni, la prossimità alle vette del Pollino e dei centri storici e delle comunità arberesche, il senso di spaziosità del panorama circostante fanno di questo territorio un'area di notevole valore naturalistico e turistico. Speriamo che progetti di sviluppo turistico inadeguati, la costruzione selvaggia di strade e di immancabili elettrodotti (a quando uno sul Colosseo?) non ne comprometta l'integrità paesaggistica, del tutto godibile così come è adesso a piedi, a cavallo o in fuoristrada.

(Con la collaborazione della Geologa Claudia Bertoni)

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