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1 apr 2015

Vallje

 
 
Impressioni "italiane" di una Valljia
Un dolce richiamo ti obbliga a voltarti verso la tua casa, verso ciò che credi appartenga ad un antico passato.
I tuoi pensieri volano e vanno verso Oriente, superano il mare e si perdono su verdi terre lontane, su aspre montagne che mai hai visto.
Terre di cui i tuoi nonni hanno solo sentito parlare dai loro nonni.
Questa dolce nenia, a cui non puoi sfuggire, a cui non puoi voltare le spalle, che non riesci ad ignorare, è come un richiamo che non puoi tradire.


Rinasce il tuo orgoglio di appartenere ad un mondo più antico delle fibre del tuo vestito nuovo e dei circuiti del tuo telefonino, per una volta almeno in un anno.
Forse tutto questo è una Vallja.




Dentro la Valljia di Frascineto
La Vallja scomparsa da anni a San Costantino e San Paolo Albanese, nel versante Lucano del Pollino, sopravvive ancora a Civita e Frascineto nel versante Calabrese. Le Vallje di Frascineto rappresentano nell’area del Pollino una delle più interessanti manifestazioni della cultura Arbereshe. Con alti e bassi tra un anno e l’altro, può coinvolgere dalle decina fino alle centinaia di persone che sin dalle prime ore del Martedì successivo alla Pasqua, si preparano indossando i vecchi e nuovi costumi tradizionali.

 
 
Le Vallje sono gruppi spontanei di circa 10 elementi o più che tenendosi per mano, o mediante un fazzoletto, camminano per le vie del paese intonando canti in lingua Arbereshe.
I testi della Vallja sono antichi, e di difficile comprensione specie per i più giovani. I canti intonati la sera del martedì di Pasqua sono principalmente tre. Il primo è una rapsodia molto antica, probabilmente originaria del XV secolo. Narra di una famiglia ricca ed importante dell'Albania, con nove figli maschi ed una sola femmina, Jurendina. Costei viene chiesta in sposa da un signore di un luogo lontano, ma i genitori della ragazza ed i fratelli non vogliono acconsentire al matrimonio per non vederla partire. Solo uno dei fratelli, Kostantino, si dichiara favorevole alle nozze, e promette alla madre di riportare la sorella ogni qualvolta avesse desiderio di vederla. A tale promessa, la famiglia acconsente e Jurendina va in sposa. Dopo le nozze della ragazza scoppia una guerra tra principati vicini, ed in un solo anno muoiono tutti e nove i fratelli. La madre è disperata. Kostantino dunque, pur di tener fede alla parola data, “risuscita” e va a prendere la sorella per riportarla alla madre. Durante il viaggio, Jurendina si stupisce perchè il fratello ha sempre freddo ed è coperto di polvere. Arrivati presso la casa paterna, Kostantino lascia la sorella sulla soglia di casa. La madre apre la porta, la riconosce, la abbraccia e le chiede chi l'abbia riportata. Alla sua terribile risposta, svela alla figlia che il fratello è morto ed entrambe muoiono per la paura e la forte emozione.
Questa rapsodia si fonda sul concetto della Besa, cioè la parola data, che è concetto fondamentale nella cultura e nella legislazione albanese: Kostantino resuscita pur di compiere ciò aveva promesso alla madre e nonostante l’increscioso e prevedibile esito finale. Sul far della sera si canta invece una Rapsodia che narra le gesta del condottiero albanese Scanderbeg e della battaglia di Kruja. Le gesta vengono evocate oltre che con il canto attraverso una sorta di danza con giri e movimenti concentrici, mediante i quali si intrappolando alcuni passanti che in guisa di ostaggi devono offrire da bere all’intera Vallja come riscatto per essere liberati. La giornata si conclude tardi, con improvvisati versi da osteria e può proseguire tutta la notte con serenate casa per casa improvvisando e scherzando.

Purtroppo come spesso succede, una errata concezione della “valorizzazione” turistica può portare a fare errori che possono avere effetti negativi e irreparabili sulla conservazione delle tradizioni popolari. Già da anni a Civita nella stessa giornata delle Vallje viene anche organizzata una esibizione di gruppi Folk. L’effetto è devastante. In quel marasma di Gruppi Folk che cantano ballano e indossano costumi di dubbia autenticità, le Vallje diventano un evento quasi marginale, invisibile, di importanza secondaria, confondendosi e perdendo quella magia e sacralità che le è propria e che ne fa un evento di notevole interesse culturale e antropologico e non una banale manifestazione folkloristica. Così anche il comune di Frascineto inseguendo il “modello” Civita della promozione turistica si accoda alla “valorizzazione” annacquando e nascondendo le proprie Vallje sotto lo squallido manto delle manifestazioni Folkloristiche. Sarebbe molto semplice separare i due eventi, invitando i gruppi Folk il Lunedì dopo Pasqua, ad uso e consumo di un turismo di “massa” e lasciare alle Vallje il Martedì, libere di continuare a cantare per loro stesse o per chi, e non sono pochi, capiscono, apprezzano e amano quelle splendide tristi malinconiche melodie.

Si ringrazia la Dottoressa Caterina Martino per le informazioni

Giuseppe Cosenza Giovedì 20 maggio 2004

2 commenti:

  1. Come non potrei condividere ciò che è stato scritto.Sono diversi anni che non vado più alle vallje.Le ho vissute sia da normale visitatore che da protagonista, animando musicalmente il gruppo folk del mio paese, essendo di origini albanesi. Mi dispiace che a Frascieto tutto ciò stà crollando. I carnevali hanno avuto la stessa caduta con il turismo, vedi i raduni che ogni anno si fanno per richiamare più persone. Se fossi uno dello zoccolo duro di Frascineto o di Civita non farei più la vallja tradizionale, cioè come dice la dottoressa Caterina Martino, i raduni folk li fate un'altro giorno, i martedi come da tradizione è nostro, altrimenti i canti di jurendina e di skanderbeg sentitevi e registrazioni e i filmati su you tube se ci sono. Quirino. mail: gjarperspartie@gmail.com

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  2. Sono io a dirlo ma Caterina condivide...

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