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28 ott 2002

L'Hard Disk di Rosetta

Non so se a voi, amici computer “dipendenti”, sia mai capitato. A me si! Come cosa? Quello che vorreste non vi capitasse mai: perdere tutti i dati memorizzati nel vostro Hard Disk.
Si! A me è capitato. Certo non ho perso tutto ma molte delle cose che avevo prodotto negli ultimi tre o quattro mesi.

Quell'anno morimmo tutti di sete...




Correva l'anno 2047
Ormai tutti i prodotti industriali non avevano nessun valore. Nessuno acquistava più cellulari, lavatrici a raggi X, orologi satellitari, computer da polso, ecc.

25 ott 2002

Madonna di Pollino


L'ultima volta che andai alla Festa della Madonna del Pollino era il 1983: ricordo che in macchina ascoltai l'ultima opera dei Police "Synchronicity" appena uscito e coincidenza stamattina alla radio danno "every breath you take", brano dello stesso LP.

7 ago 2002

Rotonda: Piccola scoperta archeologica

In un giorno qualsiasi di Giugno passeggiando per le vie del centro storico con un amico, abbiamo imboccato un vicolo che non avevo mai percorso. Così scopriamo nuovi scorci di un paese che si riteneva conoscere come le proprie tasche.
Il vicolo ci ha portato fuori dall’abitato, nelle zone rupestri del colle di Rotonda che per esposizione a Nord-est non furono mai edificate per millenni a causa della non felice esposizione solare.
Croce graffita

16 giu 2002

La "'Ndenna" di Castelsaraceno

Domenica 16 giugno pomeriggio passeggiando per i vicoli di Castelsaraceno incontriamo un'anziana signora che ci chiede di chi siamo parenti. Spieghiamo che veniamo da Rotonda e tra una parola e l'altra ci chiede di indovinare quanti anni ha. Sparo 80 (sapendo di sbagliare) e mi dice prontamente e lucidamente di aggiungerne altri 13. Ci chiede cosa facciamo da queste parti. Alla risposta "siamo venuti per la festa" ci chiede immediatamente "vase portato u fucile pe sparà?" No, il fucile non l'abbiamo portato. Siamo venuti qua per vedere un "last act" della festa dell'albero che a Rotonda non si fa più da decenni. Qui l'albero, di faggio, si chiama "Ndenna" e la cima, di verdeggiante pino, "Gonocchia" o qualcosa di simile.Sulla "Gonocchia" si appendono "i Tacchi", tavolette di legno con iscritto sopra i premi corrispondenti: si va dalla pecora, alla bevuta al bar, al litro di olio per la macchina offerto dal meccanico.

Assistiamo alle fasi dell'innalzamento con un po' di sarcasmo. Quanti " 1, 2 e 3" senza che l'albero faccia un metro. A Rotonda ci sono i Caporali, i loro "Ooooh Forzaaaaaa!" sono più efficaci: sono comandi da rispettare con rigore altrimenti fuori. Sembra che qui manchi un'autorità vera e propria che inciti gli uomini a compiere il lavoro.

Nel frattempo arrivano ad uno ad uno "i cacciatori" con uno o due fucili in mano. Si presentano a chi raccoglie le iscrizioni, pagano la loro offerta che gli da diritto a sparare due soli colpi. I fucili vengono raccolti in un garage ben vigilato dai Carabinieri. Lo sfottò ai cacciatori o tra i cacciatori è forse il "tiro al bersaglio" che diverte di più.

Conosco così Zio Domenico di Sarconi, un non troppo anziano signore che non manca alla festa da trenta anni. Si chiacchiera un po', ci scambiamo gli indirizzi e m'invita ad andare a mangiare i Fagioli di Sarconi e io ovviamente lo invito a venire a mangiare i Fagioli di Rotonda. Altro che sparatorie sai che bombardamenti!

Nel frattempo la "Ndenna" è in piedi. Si fa la conta per stabilire il turno di sparo. Il primo però è per tradizione il Sindaco (che sembra non abbia mai sparato in vita sua) il secondo è il "cacciatore" più anziano, che viene sostenuto a braccia dai vigili che assistono ogni sparatore nella ricarica del fucile.

Così cominciano gli spari. Per la verità non è che abbiano grande successo. Qualche "tacco" viene preso e cade, qualche ramo della cima scende giù con o senza "Tacchi".

Un tempo pare che sulla "Gonocchia" si appendessero direttamente i premi "dal vivo". Finché si trattava di un prosciutto o di un formaggio andava bene. Ma quando si trattava di polli e capretti? Spruzzi sanguinolenti bagnavano la piazza in uno spettacolo cruento e orrido. Per fortuna o che peccato a seconda dei punti di vista adesso non si fa più.

I cori di sfottò accompagnano gli spari uno per uno.

Immediatamente dopo che l'ultimo sparo echeggia nell'aria, alcuni giovani ragazzi corrono verso la "Ndenna" e cominciano l'arrampicata, prima uno e poi l'altro per sostenerlo. Se arriva su, i premi non presi dai cacciatori saranno i loro. Ci riescono mentre tutti col naso all'in su incitano o trattengono il respiro.

Le tradizioni vanno e vengono. Sono come l'influenza. Forse un giorno smetteranno di sparare a Castelsaraceno e ricominceranno a Rotonda. La tradizione di sparare per motivi "tecnologici" è nata sicuramente successivamente al rito dell'albero. Forse è solo una "innovazione" dell'ultimo secolo. Forse era il contrario di quanto avviene oggi. Si sparavano i premi quando non venivano presi dai salitori. Era la vittoria di un mezzo tecnologico sulla nuda forza dell'uomo.

Pensare alla "reintroduzione" di questa tradizione a Rotonda mi lascia il dubbio che non si debba fare. Lo "sparare" potrebbe essere stato solo un evento temporaneo in un contesto che ha radici molto più antiche. Forse ci dispiacerebbe troppo sforacchiare di piombo la chioma della nostra "Rocca", dopo quattro giorni di fatica per portarla in paese bella e verde profumante di Pollino.

A dimenticavo… Castelsaraceno e il suo paesaggio sono belli e anche qui la gente è cordiale e simpatica: in Lucania non ci si sbaglia mai!

5 mag 2002

Apollo e il Pollino

Pare che il nome Pollino derivi da Mons Apollineum, cioè Monte di Apollo. Questa teoria si potrebbe spiegare immaginando il Pollino come l’Olimpo della Magna Grecia. Il massiccio è visibile a distanza da tutto il Mar Jonio e non è improbabile che i greci lo abbiano eletto a dimora di questo importante Dio.




 

9 apr 2002

Val D'Agri: tra ruderi, petrolio, pecore e lupi

Ogni volta che da Rotonda vado verso Nord, attraverso un lembo di Calabria, e puntualmente un bel cartello dell’APT mi ricorda con un Benvenuto in Basilicata quanto siamo poco Basilicatesi noi Rotondesi.

Perchè Basilicatesi? Perché per andare in Basilicata noi di Rotonda siamo costretti anche ad attraversare il Vallo di Diano (provincia di Salerno) e questa terra è Lucania: non posso quindi affermare di non sentirmi Lucano. Per fortuna è Domenica.
Il Venerdì nei pressi di Castelluccio Inf. mi avrebbero costretto ad attraversare l’abitato, per evitare il mercato che fanno sulla nuova strada provinciale a scorrimento veloce: mi chiedo perché non lo fanno direttamente sull’autostrada SA-RC, sarebbe ancora più comodo per fare spesa.
Mi ritrovo sulla bella larga strada di Cogliandrino, improvvisamente tagliata trasversalmente da una strada principale stretta e piena di buche che ha diritto di precedenza. Lo stop sembra disegnato per i non vedenti: tanto non lo vede nessuno! Inchiodata paurosa con il rischio di caricarmi sulla macchina un gregge di pecore. Le buche? Ho perso il conto. Finalmente arrivo a Grumento.
Indicazioni per il Parco Archeologico tante, ma quella più importante, l’ultima, la vedi solo dopo che hai già attraversato l’incrocio.
Torno indietro dopo aver cercato una piazzola per fare inversione. Il Museo conserva oggetti straordinari. Oltre a vari tipi di contenitori provenienti da tutto il mediterraneo e ad alcune piccole e belle statue di divinità femminili, il pezzo forte è una mano appartenente ad una statua colossale che doveva essere alta più di 5 metri: il Colosso di Grumentum (solo a pensarci mi viene un brivido alla schiena).
Peccato: i testi pesantissimi da leggere e le illustrazioni poco comunicative. Per non parlare dei custodi, per i quali soffro a pelle di un odio viscerale. Vorrei che nei musei lavorassero figure professionali capaci anche di spiegare qualcosa, di guidare un gruppo di turisti alla conoscenza di questi tesori.

E invece? Quanto costa il biglietto? A che ora chiude? Dov’è il bagno? Fine delle domande consentite
. Il Parco Archeologico: che bello avere una piccola Pompei vicino casa. I resti dei Templi, Il Teatro e L’Anfiteatro, due edifici termali: grandioso.
Certo che 2000 anni fa agli svaghi ci pensavano. A Rotonda ancora oggi non sono stati capaci di realizzare neanche uno scivolo, un’altalena e una giostra per bambini: poi si chiedono perchè calano le nascite. Nel Foro incontro un pastore e le sue trecento pecore. Mi invita ad andare anche laggiù e quindi mi spiega che il parco è diviso in tre aree separate (il custode forse è sordomuto?).

Uno scambio di battute sul colore delle sue pecore (sono sporche o sono scure? Perché da te come sono?), avvia una cordiale conversazione. Mi spiega che lui pascola lì da molti anni e che paga l’affitto (circa 120.000 lire al mese, in euro sempre 120.000 lire sono). Io obietto: ma scusa sfalci l’erba e ti fanno pagare?
Sorridendo mi dice che, in effetti, un tempo c’era una cooperativa che faceva questo lavoro. Ci salutiamo e mi ringrazia per avergli dedicato un po’ di tempo: Fa bene rinfrescarsi il cervello ogni tanto mi dice. La cosa mi fa immensamente piacere.
Esco dal Parco e proseguo verso Viggiano. Arrivato al Centro Oli mi fermo a fare una foto alla torre d’acciaio sovrastata dalla fiammella olimpionica che arde anche se l’anfiteatro è da due millenni che non ospita più i giochi. Mi faccio anche una foto con l’autoscatto. Ad un certo punto si avvicina un fuoristrada dell’AGIP. L’autista mi osserva.
Io penso che ce l’abbia con me per via della foto. Mi infilo in macchina, ripongo la macchina fotografica e parto lentamente come se niente fosse. Lo osservo dallo specchietto retrovisore, lui riparte ritornando verso il Centro Oli. Io per avere una conferma che fosse lì per me, tiro fuori la mano dal finestrino con il pugno chiuso. Purtroppo il mio dito medio involontariamente resta aperto: lui frena, io accelero e mi allontano velocemente. Mi viene in mente la Nigeria: tempo fa impiccarono alcuni oppositori ai progetti di sfruttamento petrolifero del regime. Ma in Italia è diverso: molti oppositori hanno barattato un bel posto di lavoro con l’anima. Scopro che a Viggiano i cartelli stradali sono stati installati solo per chi proviene dall’altra direzione. Non capisco se sono solo per i residenti, per tenere lontani i forestieri o se sono stati pagati dall’Eni per dirottare la gente solo in alcune direzioni. Salgo su in montagna e raggiungo il Centro Residenziale la Fontana dei Pastori.
ùA confronto il vicino e piccolo Museo del Lupo sembra Davide che combatte contro Golia. Qui trovo in distribuzione un bel supplemento sulla Basilicata di una nota rivista naturalistica. All’interno una inchiesta "l'oro nero" e un bel po’ di pagine pubblicitarie dell’ENI.

Qui l’aria puzza ma non è solo una metafora. Mi rinfranco lo spirito ammirando il panorama, dalla cadente e orrenda piattaforma del tiro al piattello, verso i monti Sirino e Alpi innevati e la verde Val D’Agri. Il tormentone del giorno: ai bar per un bicchiere d’acqua mi raccomando che non sia del rubinetto.La sera davanti all’albergo incontro due militari (si e no ventenni) in divisa e armati fino ai denti. Mi chiedono una sigaretta. Gli chiedo cosa ci facciano qua. Sono di vigilanza ai pozzi per via della crisi terroristica. Mi andrebbe di chiedergli come dovrebbero reagire in caso di un attentato terroristico. Ma non lo faccio. Tanto non lo sanno neanche loro. Nel paese della moda anche l’esercito ha bisogno di sfilare per mostrare le nuove divise. Durante la notte un chiarore irreale avvolge la Val D’Agri, sembra di essere in un film di fantascienza.

Andateci in Val d’Agri, non lasciatela sola, la gente è cordiale, Il cibo è buono, il paesaggio è bello (sembra la Svizzera dicono tutti) e in fondo l’aria che respirate nelle vostre città non è più pulita di questa.




12 mar 2002

Laino Borgo: La Giudaica

"La Giudaica" è una rappresentazione teatrale itinerante che si svolge per le vie dell'antico centro di Laino Borgo, riguardante il dramma del Processo e della Crocifissione di Gesù.

17 feb 2002

I Draghi del Pollino

Norman Douglas è uno scrittore inglese che all'inizio del secolo ha compiuto un viaggio partendo dalla Puglia fino a Messina, attraversando Basilicata e Calabria e soffermandosi anche sul Pollino. 



14 gen 2002

Una telefonata prima di morire

Quando lei mi lasciò, le dissi di non chiamarmi, mai più.
Niente telefonate, niente sms, niente, nulla, salvo che non fosse per qualcosa di importante.
Ma veramente importante.
Cosa intendessi per importante non era molto chiaro.
Forse dicendolo non intendevo seriamente, non intendevo qualcosa di estremamente importante.